ANDRANO – La giudice Maddalena Torelli della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, dopo aver esaminato il deposito della consulenza dei periti del Tribunale, il medico legale Alberto Tortorella e l’infettivologo Gerolamo Portaccio, ha assolto, in quanto il fatto non sussiste, Graziano Rizzo, 51enne ristoratore titolare di “Carpe Diem” di Andrano dall’accusa di avere causato un’infezione ad un cliente, E.E., 55 anni, imprenditore di Tricase, a cui avrebbe servito alici marinate contenenti il batterio dell’anisakis la sera del 14 agosto 2014.
L’impianto accusatorio che non ha trovato riscontro nel processo sosteneva che quell’uomo avrebbe contratto una patologia che lo costringe ancora oggi, a recarsi mensilmente all’ospedale Gemelli di
Roma per sottoporsi ad una terapia. Secondo la ricostruzione dell’inchiesta condotta dalla Procura di Lecce con la polizia municipale di Andrano, quella sera al tavolo dell’imprenditore di Tricase c’erano
altre undici persone. Una cena a base di pesce. Per cominciare, frutti di mare crudi, insalata di polpo ed alici marinate. La mattina successiva soffrirono malesseri in otto di quei partecipanti a quella tavolata.
Malesseri passeggeri. Andò peggio ad E.E.: dissenteria, vomito e presto febbre con picchi
fino a 40. Fu ricoverato nell’ospedale di Poggiardo dove gli fu diagnosticata una intossicazione da anisakis. Attribuendo questo parassita alle alici marinate. Al pesce azzurro, possibile portatore di quel
batterio, piuttosto che il polpo o i frutti di mare crudi. A fine ottobre E.E. sporse la denuncia che ha dato vita al processo che contesta le lesioni colpose, con “incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per
un periodo superiore a 40 giorni”.
Evidente il nesso causale fra la patologia e la cena consumata in quel ristorante, ha sostenuto l’avvocato Stendardo, citando le prescrizioni, i pareri dei medici e i dati delle analisi dei giorni seguenti quel 14 agosto del 2014, quando le condizioni di salute di E.E. precipitarono. Orientamento opposto quella difesa: patologia sì, ma nessuna prova evidente che la causa fosse stata l’anisakis nè che il batterio fosse contenuto nelle portate.
Fonte articolo: Nuovo Quotidiano di Puglia edizione cartacea del 04/05/2022