A tal proposito ha precisato ai Procuratori Capristo e Greco che il processo di risanamento ambientale non può che essere attuato attraverso la decarbonizzazione dell’Ilva, unico sistema produttivo che garantisce che i reati commessi per i quali si discute il risarcimento, non vengano reiterati o portati ad ulteriori conseguenze. Se infatti il risanamento degli impianti continuasse a prevedere l’utilizzo del carbone si avrebbe l’assurda conseguenza di sottrarre alle parti civili la somma di un miliardo e 300milioni in sequestro presso l’Autorità Giudiziaria svizzera per risanare impianti che stanno per essere venduti a privati che continuerebbero a produrre acciaio con modalità analoghe a quelle che hanno determinato i reati per cui vi è processo.
Qualunque altra soluzione “ambientale” diversa dalla decarbonizzazione risulterebbe assolutamente inidonea in quanto non eliminerebbe la fonte esclusiva dell’inquinamento e dei reati commessi e cioè il carbone.