di Sodero Zaccaria Giuseppe
Coronavirus, benvenuto. Ad oggi una frase di questo tipo potrebbe far torcere il naso, ma mai come oggi questa drammatica situazione, provocata da questo virus, ha fatto aprire gli occhi sui problemi causati dall’uomo alla nostra amata terra; paesaggi completamente stravolti, ritornati quasi all’origine grazie alla scomparsa di polveri sottili che ne occludevano la vista, dallo spazio, grazie alle foto dei satelliti, scompare l’inquinamento atmosferico, si accelera in modo improvviso la chiusura del buco dell’ozono, fiumi ritornati limpidi, i canali di Venezia pieni di pesci. Insomma si sono creati i presupposti per riformare tutto ciò che non aveva funzionato, anche se ideato con l’intento di essere innovativo e che potesse portare al rispetto dell’ambiente.
Ma cosa significa realmente efficientamento energetico?
Cerchiamo di dare un input per capire cosa significhi realmente e come l’ingegneria di basso livello abbia guardato tra le righe delle leggi, che ne regola il “funzionamento”, al fine di progettare strumenti a basso costo, avere certificazioni e quindi, di conseguenza beneficiare dei relativi bonus fiscali per poter vendere.
BIOMASSA
Avete mai notato che su stufe o caldaie, la canna fumaria è posta solitamente in basso sulla parte posteriore e ha un motorino aspirante? Come funzionano le certificazioni di questi articoli, basate sulle emissioni?
Partiamo dal presupposto che un qualsiasi articolo a biomassa, stufa, camino caldaie ecc, nascono per abbattere costi di gestione e utilizzare materiale combustibile naturale a basso costo; questi prodotti ovviamente producono fumi di scarico nocivi, che vengono espulsi attraverso una canna fumaria.
L’uomo ha sempre utilizzato il fuoco per riscaldarsi, passando dal fuoco a terra, alle stufe ad alto rendimento; solo che negli ultimi anni c’è stato (paradossalmente) un inversione sulla qualità dei fumi emessi da queste stufe.
Chi ha in casa una stufa datata può notare che non hanno accessori elettrici per l’evacuazione dei fumi, ma hanno una grossa canna fumaria sulla testa. Il funzionamento è completamento diverso da quelle precedentemente citate, idem la qualità dei fumi.
Una stufa a tiraggio naturale, con la canna in testa, utilizza il calore stesso per l’evacuazione dei fumi, che per essere evacuati in modo ottimale devono raggiungere range di temperature elevate, facendo si che la stessa stufa a causa delle alte temperature “consumi” anche le polveri, chi ha un termo camino se ne può rendere conto facendo un rapporto su quanta legna utilizza e quanta cenere asporta via dal camino il giorno successivo.
Bene, detto questo diciamo che le stufe con aspirazione forzata devono necessariamente avere temperature più basse altrimenti il motorino elettrico, predisposto per l’evacuazione dei fumi si cuoce, quindi per poter limitare la produzione di ceneri, l’utente deve acquistare combustibile idoneo per QUELLA tipologia di stufa. E i fumi? Le ceneri? Beh rimangono TUTTE nella stufa. Le asporta via l’utente giornalmente. Ma dove vengono cestinate è di difficile comprensione. Su questo principio si basa la certificazione di tali stufe: non emettono ceneri, ti certifico non inquinante, ergo l’azienda gode di incentivi a favore del consumatore che in realtà inquina senza sapere.
Ecco perché il consumatore si dovrebbe accertare su come funziona la propria stufa/caldaia. Il motivo per cui il legislatore non ci si accerti sul reale inquinamento prodotto da tali sistemi è difficile da capire.
FOTOVOLTAICO E SISTEMI SOLARI
Su questi articoli tanto si è detto di tutto e di più e anche male. Il fotovoltaico, sistema predisposto per la produzione di energia elettrica di cui negli anni addietro si è abusato, installando impianti in campi coltivabili, deturpando interi paesaggi, ad oggi è stato ridimensionato, ma grazie agli incentivi statali e all’abbassamento dei costi sta prendendo piede sempre più; permette ai consumatori risparmi non indifferenti in bolletta, facilita l’abbassamento di emissioni da idrocarburi se utilizzato al fine di produrre energia per sistemi di riscaldamento, risulta facilmente riciclabile, grazie ai materiali utilizzati.
Potrebbe essere incentivato ancora meglio facendo si che l’utente abbia lo stesso prezzo di acquisto della materia prima prelevata dal gestore, rispetto al prezzo di vendita della propria energia prodotta in esubero e immessa in rete. I due prezzi differenti sono poco comprensibili.
Incentivi ricadono anche sui sistemi per la produzione di acqua calda, o riscaldamento, ma qui è incomprensibile il motivo per cui due aziende che offrono lo stesso prodotto con risultati differenti, possano godere dello stesso incentivo, anche se si presentano sul mercato con costi differenti. In sostanza, se il legislatore vuole incentivare l’abbassamento di emissioni da idrocarburi, DOVREBBE incentivare di più chi offre servizi migliori.
Di fatto tra i consumatori aleggia una verità non verità, ossia che i sistemi solari in inverno non funzionano. Sbagliato. Non funzionano quelli che utilizzano materiali scadenti, il cui funzionamento è legato all’irraggiamento dei soli mesi caldi, nella migliore ipotesi, anche quelli autunnali.
E’ bene sapere che esistono sistemi perfettamente funzionanti nei mesi invernali, anche se l’utente deve sopportare costi più esosi, ma permettono risparmi decisamente più importanti( si arriva fino all 80%), anche in termine di inquinamento atmosferico.
INFISSI
Sulla stessa linea si potrebbe parlare degli incentivi legati all’acquisto di infissi, acquistati al fine di raggiungere un efficientamento energetico. Quali acquistare? I Migliori o quelli che costano meno?
Beh certo è che l’utente acquista un bene a seconda delle proprie possibilità economiche, ma anche in questo caso il legislatore agevola acquisti, grazie a detrazioni fiscali, che poco hanno a che fare con l’abbattimento delle emissioni.
Ad oggi, ottimo risultati li offre l’alluminio, riciclabile e assistiamo ad un ritorno al naturale, con l’acquisto di infissi in legno che, grazie ai decisivi miglioramenti delle tecniche di stagionatura dei materiali e trattamento delle vernici, decisamente più naturali, rendono il legno più duraturo nel tempo. Però bisogna anche dire che ha preso un posto importante nel mercato italiano, l’utilizzo del PVC, che se da un lato offre garanzie assolute sul risparmio energetico al consumatore una volta montato, in quanto materiale plastico, dall’altro non se ne capisce l’incentivazione considerato l’elevato grado di livello inquinante che ne scaturisce sia durante tutto il ciclo di produzione del polivinilcloruro o cloruro di polivinile, che il suo smaltimento a fine vita, senza tener conto della sua pericolosità per la salute, già accertata da più enti che ne hanno vietato l’utilizzo in più nazioni europee. (vd. Germania).
BIOEDILIZIA
Una incentivazione da migliorare sicuramente potrebbe riguardare il ramo della Bioedilizia, ramo nuovo che sta prendendo piede che utilizza materiali al 100% naturali (e ove si installano volendo impianti per il riciclo delle acque reflue), che non solo offrono notevoli risparmi se utilizzati per fare cappotti esterni/interni, nelle semplici ristrutturazioni, ma permettono di realizzare nuove costruzioni, addirittura, che non necessitano della progettazione e installazione di impianti di riscaldamento o raffrescamento, quindi si può facilmente intuire che se costruiti con tali materiali, il loro fabbisogno energetico si abbassa al punto che vengono utilizzati impianti fotovoltaici, nella peggior ipotesi, di 1,5kW/P; ossia si ridimensiona anche tutto il materiale utilizzato per la stessa produzione di energia, che poi dovrà essere riciclato.
Detti materiali come ad esempio la CANAPA&CALCE possono essere utilizzati però solo da aziende che lavorano nel settore e hanno esperienze decennali, mettendo l’utente nelle condizioni di avere garanzie assolute e certificate. Incentivare in modo netto e migliore porterebbe i nostri discendenti a non doversi preoccupare di dove e come smaltire i materiali di risulta appartenenti a tali abitazioni, una volta dismessi, in quanto detti materiali possono essere riutilizzati, rientrando anche nel campo dell’ economia circolare.
Di contro ad oggi vengono considerati a basso consumo energetico e certificati come tali, immobili che hanno soddisfatto l’intero fabbisogno grazie all’installazione di impianti fotovoltaici da 15/20 kW, che utilizzano materiali che devono subire processi di lavorazione per il loro smaltimento. Personalmente non credo che possano essere considerati immobili che soddisfano le stesse caratteristiche.
Dare un segnale oggi è importante per chi verrà domani e dovrà vivere un mondo che noi oggi dovremmo lasciar loro al meglio di come ci è arrivato.
Sodero Zaccaria Giuseppe