Gli interessi applicati dal Fisco devono essere trasparenti e permettere al contribuente di verificarne la correttezza, diversamente sono illegittimi.
Ciò è quanto sancito dai giudici della Commissione Tributaria Regionale di Lecce che, con sentenza n.2433 depositata il 2 settembre scorso, hanno esaminato una cartella esattoriale di circa 200.000 euro dichiarando che “l’ente impositore nel momento in cui iscrive a ruolo un credito, lo rende esecutivo in una certa data che non sempre coincide con la data di consegna dei carichi iscritti a ruolo, che rappresenta il termine finale per il calcolo degli interessi, così come previsto dall’art. 20 del D.P.R. n. 602/73.
Da ciò l’importanza della trasparenza della cartella, per quanto riguarda il calcolo degli interessi, atteso che l’assenza di tale indicazione, oltre che del tasso applicato, non consente al contribuente di verificare il preciso ammontare degli interessi liquidati e quindi di verificare la correttezza del calcolo degli stessi”. (sentenza è visibile su www.studiolegalesances.it – sez. Documenti).
Nello specifico, una società salentina impugnava la cartella esattoriale contestando sia la legittimità dei tributi e sia anche la mancanza di trasparenza degli interessi applicati dal Fisco (interessi per svariate decine di migliaia di euro).
Sottolinea l’Avv. Matteo Sances, legale della società ricorrente “Siamo soddisfatti che i giudici leccesi abbiano accolto tale principio che è stato anche di recente ribadito dalla Suprema Corte (si veda ad esempio Cass. Civ. Sez. VI-V ordinanza 03.05.2018 n. 10481). Siamo fermamente convinti che il contribuente abbia il sacrosanto diritto di comprendere ogni singolo centensimo che gli viene chiesto dall’Erario”.
Alla luce di tale pronuncia risulta evidente come l’Agenzia delle Entrate sia chiamata a redigere gli atti fiscali con maggiore trasparenza non solo in riferimento ai tributi ma anche agli interessi al fine di salvaguardare i diritti dei contribuenti.