A dispetto dell’allarme scatenatosi dopo il rapporto dell’organizzazione mondiale della sanità, che metterebbe al bando, tra i cibi cancerogeni, la carne rossa lavorata, l’istituto superiore della sanità, pubblica uno studio sulla prestigiosa rivista Celle death and differentation, che dimostra come i ricercatori, guidati da Ann Zeuner, insieme a un’equipe di colleghi del CNR di Napoli, dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e del National Cancer Institute statunitense, sono riusciti a bloccare il tumore al colon, individuando la proteina delle cellule staminali della neoplasia intestinale.
Gli studiosi infatti hanno riconosciuto sulla superficie delle cellule staminali del tumore al colon, una particolare proteina, denominata Cripto. Questa, avrebbe le funzioni di dare alle cellule stesse, la capacità di moltiplicarsi, facendo quindi incrementare la neoplasia.
“Abbiamo – è scritto su un comunicato dell’Istituto superiore di sanità- bloccato le funzioni della proteina Cripto, con degli interruttori molecolari, ottenendo la riduzione delle cellule maligne e quindi la regressione del cancro.”
Questa ricerca é fondamentale, se si pensa che il tumore al colon è in crescita rapida, soprattutto nel sud Italia, a causa dell’abbandono della dieta mediterranea, per l’eccessivo consumo di carni in sostituzione per esempio dei legumi. Lo studio infatti é significativo ancor di più, perché arriva all’indomani del report dell’organizzazione mondiale della sanità che definisce la carne rossa lavorata, possibile causa di cancro al colon.
Dall’istituto superiore di sanità, fanno sapere che nonostante la neoplasia sia in rapida crescita, ci sono buoni presupposti per continuare le ricerche nella direzione intrapresa, per poter individuare il bersaglio centrale da colpire, affinché il tumore regredisca definitivamente, senza intaccare altri organi.
“Nei tumori dell’intestino – è scritto dall’Istituto Superiore di Sanità – si trovano cellule dotate di proprietà particolari che le rendono resistenti alla chemioterapia e capaci di produrre metastasi, diffondendo la malattia. Queste cellule, scoperte nel 2007 da un gruppo italiano diretto da Ruggero De Maria e chiamate “cellule staminali del tumore del colon-retto”, sono oggetto di intensissime ricerche da parte di laboratori di tutto il mondo. Infatti, capire le caratteristiche e i punti deboli delle cellule staminali del tumore permetterebbe di sviluppare delle terapie capaci di eliminarle e di privare il tumore delle sue capacità di rigenerarsi, resistere alle terapie e formare metastasi.”