Ambiente, Giustizia, Salento

LA S.S. 275, NOI E LA DAMA NERA…..

La “Dama Nera” dell’Anas, colei che aveva nel suo ufficio sempre la borsa aperta dove buttarci i soldi delle tangenti, ha parlato anche della strada 275, la Maglie-Santa Maria di Leuca. L’intercettazione è coperta da tanti omissis e quindi ci mancano i nomi e cognomi, ma il contorno è ben chiaro. Del resto noi che da sempre ci opponiamo a quello sciagurato progetto l’avevamo sospettato, per almeno tre buoni motivi:

1) ANAS non ha mai voluto veramente discutere il progetto Prosal, magari per ampliare subito la strada fino a Montesano, mettendo in sicurezza il tratto più pericoloso, compresa la rotatoria di Surano;
2) La Prosal, società dell’ing. Sticchi Damiani, ha incassato per intero il suo corrispettivo per un progetto affidato a trattativa privata, seppur privo delle verifiche geologiche, seppur incompleto in molte sue parti, anche se andava a tombare pericolosi rifiuti speciali;
3) Sull’urgenza del progetto i partiti erano tutti amorevolmente d’accordo, Forza Italia, Fitto e Palese in testa, il PD con tutti i suoi consiglieri regionali e infine anche SEL, con Vendola che aveva inventato “la strada parco”, una 4 corsie leggera, solo due in senso e due nell’altro; anche i sindaci, spesso servi del potente di turno, sono stati ondivaghi a seconda del loro beneficio, intendendo quello della comunità che rappresentano (come sempre).

Eppure a noi del Comitato sembrava che dicessimo cose di buon senso:
• Il Basso Salento è il terminale di un imbuto, un dedalo di paesini, già sforacchiato in ogni dove, che non avrebbe retto l’impatto di una nuova inutile autostrada;
• Questo territorio è un piccolo gioiello delicato che va risanato dagli scempi degli ultimi 50 anni e rimesso in sicurezza con piste ciclabili e altro;
• Potenziamento della Ferrovia Sud-est, che da decenni vive anche lei su gestioni tangentizie;
• Far vivere l’ultima parte della parte est d’Italia in un modo meno caotico e meno invasivo, ripulendo le tante discariche abusive, favorendo la piccola agricoltura biologica, eliminando la cultura unica automobilistica, anche perché la strada progettata non congiunge ad altre strade per nuovi interscambi ma è fine a se stessa.

Il Comitato si è opposto con tutti i mezzi fino all’ultimo grado di giudizio, investendo tempo e denaro. Molti di noi hanno ricevuto multe di 12.000 € per aver presentato un “ricorso temerario” in Cassazione. Abbiamo pagato in silenzio, abbiamo investito in manifesti, magliette, siti internet e sulla nostra credibilità, pensando sempre che i nostri figli meritassero un altro futuro. Abbiamo trovato nell’avvocato Paccione lo strenuo difensore di privati e associazioni, un Legale di grande livello che ha lavorato quasi gratuitamente, per il semplice fatto di amare il Salento e la giustizia. Amici come Vito Lisi e sua moglie Ingrid hanno dedicato gran parte del loro tempo, sottraendolo spesso alle loro professioni, Michela Santoro ha messo a disposizione la sua libreria per riunioni semiclandestine, altri hanno creato le condizioni minime necessarie di entusiasmo e rabbia.

Tutto questo mentre una popolazione ormai rimbecillita da modelli vecchi e improponibili era per la maggior parte schierata con il potere delle lobby stradali, mentre altri ingegneri progettavano o fantasticavano di nuovi percorsi con tunnel, scavi e superponti. Mentre i politici ci deridevano e i media sembravano i migliori portatori d’acqua della politica corrotta. Io personalmente ho ricevuto da persone, specie proprietari, che avevo convinto a sottoscrivere atti giudiziari, decine di telefonate di questo tenore: “stiamo solo perdendo soldi e tempo… hanno già deciso e sono tutti d’accordo…perché ci hai trascinato in quest’avventura?”

Dopo le intercettazioni, dopo le dichiarazioni del nuovo Presidente Anas (“quell’opera è sovradimensionata”), penso che quella strada, con quel progetto non si farà più, che quella follia sarà sconfitta, che qualcuno dovrà rimborsare i soldi incassati (se mai la Giustizia funzionerà in questo Paese).
Rivendico, ora, con pienezza quelle battaglie fatte da un manipolo di persone, non per garantire un eterno riconoscimento ma per lasciare ai posteri un segno tangibile dell’amore verso questa terra, della bontà delle lotte giuste, della bellezza di una vittoria quando è disinteressata, senza padrini e senza padroni.

Alfredo De Giuseppe

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