Cronaca

MONS. ANGIULI: “LACRIME E SOLIDARIETA’ NON BASTANO, L’EUROPA DIA UNA RISPOSTA CONCRETA”*

Di Alessio PIGNATELLI – *Intervista a Nuovo Quotidiano di Puglia, martedì 28 febbraio 2023.

«Non è più possibile piangere soltanto, bisogna agire. Il punto di fondo è uno e ribadirei ciò che ha
detto il presidente Mattarella: è indispensabile che l’Europa si assuma la responsabilità di governare
il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani. Occorre un impegno diretto nelle
politiche migratorie»
. Impossibile dominare lo strazio e la rabbia anche per monsignor Vito Angiuli,
vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca. Una mattanza di decine di migranti morti nel naufragio
avvenuto all’alba di domenica in Calabria, sul litorale di “Steccato” di Cutro, ha sconvolto gli animi di tutti.

A pochi chilometri dalla Puglia, monsignore, un’ennesima strage. Partiamo da una riflessione
su un’immagine evocativa: Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente
della Cei, si è stretto nel dolore e nella preghiera insieme ai fratelli musulmani.

«Le vorrei ricordare un episodio. Tempo fa avvenne un fatto analogo a Leuca con uno spiaggiamento
di naufraghi in cui purtroppo perse la vita una donna. Mi venne spontaneo fa-re il medesimo gesto
recandomi subito sul posto e pregando per quella ragazza morta sulle coste salentine. Non posso che
essere vicino con la mia preghiera a monsignor Savino e, soprattutto, alle vittime».

Don Ciotti ha scritto che non si tratta più di migrazioni ma di deportazioni indotte. Come si
può arginare questo meccanismo di morte?

«Non ci sono parole di fronte a un fenomeno e a un avvenimento come questo. Lo ripeto, le parole
del presidente della Repubblica colgono nel segno: l’Europa dovrebbe aiutare i paesi costieri come
Italia, Grecia e Malta a intraprendere una politica diversa. Poi, possiamo definire questi fenomeni in
tanti modi. E vuole sapere una cosa?».

Prego.

«Proprio ieri (domenica per chi legge ndr) mentre ascoltavamo e leggevamo i contorni dolorosi di
quanto successo in Calabria, nella chiesa di Ugento abbiamo accolto un profugo che veniva
all’Afghanistan attraverso i corridoi umanitari. E con lui sono arrivati in Italia, proprio attraverso la
Caritas, altri 99 profughi. E mi è venuto in mente proprio un parallelismo. Ragazzi deceduti e ragazzi
accolti. Evidentemente, è un segno così chiaro che è possibile trovare una via di uscita e fare qualcosa
di utile. Certo non può essere deputato solo alla Caritas o nemmeno soltanto all’Italia. Ma non si può
continuare a guardare le cose e poi rammaricarsi dopo queste tragedie. Solidarietà, dolore, preghiera:
sono reazioni comprensibili e giuste ma qui c’è bisogno di un’azione politica concreta».

A proposito di politica. Il grido d’accusa delle organizzazioni non governative suona così:
“Tragedia frutto di scelte politiche” con un chiaro riferimento al decreto Piantedosi.

«Guardi, devono essere fatte delle scelte ma questi casi si ripetono in Italia da diversi anni con governi
che si sono alterati e impostazioni non uniformi. Allora io spoliticizzerei la discussione perché la
questione è epocale. E a una questione epocale bisogna dare risposte unitarie. Insomma, non la
metterei sul piano della politica di questo o quell’altro governo. Sono fenomeni che si ripetono
costantemente. Quell’episodio di Leuca cui ho accennato è di dieci anni fa. Va oltre le singole
contingenze e si tratta di un fenomeno grave le cui cause non dipendono solo dall’ordinamento di un
governo. Sono fenomeni mondiali».

Il primo viaggio del pontificato di Francesco fu una scelta precisa: andò a Lampedusa per
parlare di quella “globalizzazione dell’indifferenza”.

«C’è uno squilibrio a cui non si riesce porre rimedio. Il Papa più di una volta ha parlato di squilibri
economici e politici verso i quali bisogna rispondere in maniera forte a livello europeo. Non ci sono
altre strade».

Monsignore, molti analisti concordano nell’evidenziare tre grandi questioni del nostro tempo:
guerra, emergenza ambientale e fenomeni migratori. È d’accordo?

«Condivido che si tratta di grandi emergenze alle quali aggiungerei, soprattutto per il Sud Italia, la
denatalità. Sono macro questioni da affrontare subito, non ci si può più girare dall’altra parte».

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