Politica, Tricase

TRICASE, LA MAGGIORANZA INVITA CHIURI A RIPARTIRE E ATTACCA ANCORA MARTINA

Chiara e netta presa di posizione da parte dei gruppi consiliari di maggioranza che chiedono al Sindaco Chiuri di ritirare le dimissioni e attaccano ancora una volta il Presidente del Consiglio Martina.

NON DOBBIAMO, NON POSSIAMO, NON VOGLIAMO”

Risale al 3 ottobre scorso la lettera di dimissioni di Carlo Chiuri dalla carica di Sindaco del Comune di Tricase. Dimissioni giunte al culmine di una serie di eventi – più o meno eterodiretti – volti a frenare una prospettiva di crescita per la Città.

Giunti ormai in prossimità della scadenza del termine dei 20 giorni entro i quali è possibile revocare le dimissioni, abbiamo deciso di intervenire pubblicamente.

La discussione ed il confronto (anche scontro) tra diverse interpretazioni di uno stesso argomento fanno parte delle dinamiche interne a ciascun gruppo, anche il più omogeneo. E sono proprio queste dinamiche a rappresentare il sale per la crescita di un rapporto costruttivo.

La nostra Maggioranza, a differenza di esperienze precedenti, è costituita per circa 2/3 da persone che, pur appassionate di Politica, non provengono dalle fila di un partito politico, bensì sono espressione di liste civiche; pertanto poco esperte delle dinamiche interne alla vita politico-amministrativa di una Città. Infatti, solo tre Consiglieri provengono da un partito, l’UDC. Ai quali si aggiunge la figura “ibrida” del Presidente del Consiglio, il quale – pur essendosi mosso nell’orbita di un partito attualmente in minoranza nell’Assise Consiliare – non ha disdegnato di candidarsi in una compagine civica opposta, attratto dal “sole della pacificazione” (oppure, più prosaicamente, conscio della elevata probabilità di sconfitta della sua area partitica?). Salvo poi, una volta eletto, sentire la necessità di doversi distinguere e non essere confuso con il resto della Maggioranza, giocando sul confine, ancora una volta “ibrido” (ambiguo?), a seconda dei casi, del Presidente super partes che tutela le prerogative dei Consiglieri, oppure del Consigliere che giunge a protocollare anche la richiesta della sostituzione delle fioriere nella piazza di Depressa.

Ciò come se ci trovassimo di fronte ad un soggetto esterno alla Maggioranza. Il quale, per farsi notare, ha bisogno di protocollare qualunque richiesta, piuttosto che discuterne con i propri Colleghi. I quali hanno anche loro presentato proprie istanze e spesso le hanno messe da parte, a beneficio di altre scelte di maggior vantaggio per i propri cittadini. In questo senza sentirsi defraudati della propria identità, né della propria rappresentatività derivante dal voto popolare, spesso portato avanti come scudo a difesa di azioni personalistiche ed avulse dalle dinamiche del gruppo. Anzi, essi hanno messo in atto anche reazioni ed interventi eclatanti (come in occasione dell’ultimo Consiglio Comunale), ma hanno sempre cercato di giungere ad un confronto franco e costruttivo.

Infine, in quest’alveo sembra inserirsi anche l’ultima nota protocollata, nella quale si chiedeva conto dello stato di avanzamento delle mozioni consiliari. Per quanto corretta nella sostanza, nella forma dava l’idea dell’ennesimo tentativo di “far parlare di sé”. Dal momento che, come ben segnalato in alcuni articoli di stampa locale, la domanda risultava quanto mai retorica, soprattutto pensando al mittente. Il quale, a nostro avviso, ha ben poco di che lagnarsi per la lettera che gli è stata indirizzata; ancora meno di che paragonarsi agli Assessori esautorati.

Non si tratta, infatti, di una mozione di sfiducia personale, bensì di una richiesta di chiarimenti (a questo punto anch’essa resa di pubblico dominio) sulla sua reale posizione all’interno della compagine di Maggioranza, anche alla luce della partecipazione ad una riunione presso la Direzione Provinciale del suo centro di gravità, non certo in una pubblica piazza.

            Per dirla tutta, se di mozione di sfiducia si fosse dovuto parlare, egli avrebbe avuto molto più da temere in occasione della discussione sulla SS275; allorquando, dimentico del suo ruolo istituzionale super partes, intervenne a gamba tesa ed a titolo (più o meno) personale nel dibattito, scatenando la reazione compatta di tutto il Consiglio, Maggioranze e Minoranze insieme.

            A tutto ciò si aggiungevano scosse esterne volte ad inficiare gli equilibri interni della Maggioranza, con l’intento di scompaginarla, in vista di possibili future tornate elettorali anticipate. Il tutto in un contesto amministrativo particolarmente attivo in termini di opere pubbliche a beneficio del decoro della Città e del benessere dei Cittadini, alcune delle quali, seppur avviate dalla precedente Amministrazione, sono state perfezionate da quella attuale. Mentre altre sono di esclusiva paternità di questa Amministrazione, come: il Parco di Via Giolitti; il finanziamento ottenuto per la riqualificazione dei paesaggi costieri; la riqualificazione di numerose strade dissestate;  ma non è necessario elencarle tutte in questa fase. Non sono da meno, però, le azioni forti da parte di questa amministrazione, sempre a beneficio del Paese, è bene ricordare  l’ordinanza di Villa Sauli e la vittoria incassata sulla vicenda SS275.

Dunque, è in questo contesto di continuo contrasto, a fronte del lavoro concretamente svolto a favore della Città, che si inserisce la lettera di dimissione del Sindaco, con una sorta di veemente “non prevalebunt” (=non prevarranno).

Parimenti, il silenzio ed i “no comment” che hanno caratterizzato questi venti giorni non erano frutto di disinteresse alle sorti della Città. Così come non erano atteggiamenti incompatibili con la carica pubblica rivestita dai Consiglieri. Piuttosto, sono stati il tentativo di andare oltre il semplice pettegolezzo e le dicerie; sono stati una pausa di riflessione, nel corso della quale guardarsi in faccia e capire se ci fossero la volontà, la forza e le condizioni per proseguire nell’azione amministrativa avviata e della quale di iniziano a cogliere i primi frutti.

Sono stati anche momenti utili per guardarsi intorno e capire quante di quelle offerte di collaborazione per il “sommo bene della Città” e quante mani tese offerte in diretta streaming durante i Consigli Comunali fossero reali o solo millantate.

Da questi venti giorni è emersa una proposta concreta, che ancora una volta non riguarda il singolo interesse, bensì il bene della Comunità tricasina: la possibilità di procedere nel processo di adozione del PUG, documento cardine per lo sviluppo organico ed armonico del territorio comunale.

Si tratta di un punto fondamentale del nostro programma elettorale, così come di quello delle altre forze di Minoranza, le quali sono sempre state coinvolte nei vari incontri nel corso dei quali questo argomento è stato affrontato. Ciò a conferma della nostra reale (non millantata) volontà di collaborare a 360°, senza alcuna preclusione.

L’apertura di credito e la proposta di collaborazione giunta nelle ultime ore su un argomento tanto cruciale come il PUG, le numerose sollecitazioni a non mollare giunte dai Cittadini, così come i chiarimenti interni e le defezioni degli ultimi giorni (alcune ufficiali, altre in attesa di definizione negli ambiti partitici di competenza), piuttosto che indebolirci e farci gettare la spugna, ci hanno rinvigorito e ci portano a rispondere allo stesso modo in cui rispose papa Pio VII all’ufficiale francese che chiedeva per conto di Napoleone la cessione dei territori dello Stato Pontificio all’Imperatore: “NON DOBBIAMO, NON POSSIAMO, NON VOGLIAMO!”

Pertanto, chiediamo al Sindaco di ritirare le dimissioni, facendo ripartire pienamente l’attività amministrativa per il bene di Tricase. In questo tendendo noi la mano a coloro i quali vorranno realmente collaborare al progetto di Città, non solo a parole durante la diretta streaming…

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