Il Tar accoglie il ricorso presentato dalla famiglia Sauli, rappresentata dagli avvocati Pietro e Antonio Quinto, contro il Comune di Tricase rappresentato dall’avvocato Ernesto Sticchi Damiani.
Villa Sauli, ormai tristemente nota come l’ecomostro di Tricase Porto per il momento non sara’ abbattuta.
Il Tar ha sottolineato che la traslazione del fabbricato non è stata fatta valere nell’ordinanza di demolizione impugnata, ma solo, inammissibilmente, negli scritti difensivi depositati in giudizio per conto del Comune.
Nel dispositivo della sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale si legge che “l’impugnata ordinanza di demolizione (e con esso il provvedimento di declaratoria ed inefficacia della SCIA e diffida dell’esecuzione dei lavori che ne costituivano l’oggetto), risulta inficiata da un’istruttoria incompleta e anche per correlazione da una motivazione sotto vari profili inidonea”. Per questo il ricorso deve essere “accolto con l’annullamento degli atti impugnati”.
Il Giudice ha ritenuto che l’ordinanza di demolizione impugnata non sia stata adeguatamente motivata in riferimento “alla portata e agli effetti dei titoli successivi alla licenza edilizia” (varianti, collaudo e abitabilità), all’affidamento “ingenerato nei proprietari” ed “alla concreta natura e gravità delle difformità rilevate”
“Le sentenze non si commentano, eventualmente si impugnano”, questa la dichiarazione del Sindaco Carlo Chiuri che fa capire che la storia è ben lontana dal concludersi.
Per l’avvocato Sticchi Damiani “la sentenza non pare condivisibile, quantomeno nella parte in cui afferma che l’ordinanza di demolizione impugnata non è stata adeguatamente motivata in riferimento “alla portata e agli effetti dei titoli successivi alla licenza edilizia” (varianti, collaudo e abitabilità).”
“Il collaudo e il certificato di agibilità – continua – non costituiscono titoli validi legittimanti il fabbricato, come ampiamente dimostrato negli scritti difensivi depositati per conto del Comune e appare legittimanti il fabbricato”
Sticchi Damiani conclude: “Pare opportuno, per un verso, appellare la sentenza, per altro verso, formulare un nuovo ordine di demolizione che, tenendo conto delle indicazioni fornite dal Giudice, individui le singole difformità rilevate (tra cui assume rilievo preminente quella relativa alla traslazione del fabbricato) e motivi l’ordine impartito in riferimento “alla portata e agli effetti dei titoli successivi alla licenza edilizia” (varianti, collaudo e abitabilità), “all’affidamento ingenerato nei proprietari” ed “alla concreta natura e gravità delle difformità rilevate”.
Il Comune di Tricase ha 60 giorni di tempo per presentare appello.