Quest’estate, nel pieno della plastificazione, della riduzione a folklore per fotografanti di una grande fetta del mio territorio natale, continuavo a pensare alla metà di un verso di Bodini: tu non conosci il Sud, diceva il poeta. Tu forse non lo ricordi, pensavo tra me, mentre vedevo tanti adeguarsi alla novità impastando il passato e le sue radici secondo nuove ricette. Poi, a settembre, ho saputo della pubblicazione di Io sono la bestia (NNE editore): una storia di famiglie che scivolano, di padri inadatti, di criminalità, tanta, spicciola, vista come alternativa ad occupazioni che a volte latitano. Sì, ho pensato, eccole, le case a schiera tutte uguali, quelle dalle quali in adolescenza si pianificava la fuga, quelle delle botte, delle dimenticanze o dei muri impregnati dell’odore di cibo. Quelle in cui abitavamo e abbiamo abitato senza alcuna vergogna, con semplicità e concretezza. Donaera in questo testo ce le restituisce, toccando quella serie di cavi che si innescano dopo la morte di un figlio in un dramma che non vuole indagare i meccanismi più intimi della sacra corona unita ma più semplicemente – e vi assicuro, per chi scrive il difficile è questo – quelle cadute verticali di tante famiglie dopo quei fatti, brutti e dolorosi, che non avevamo neppure il coraggio di specificare trincerandoci dietro un la disgrazia, etichetta appoggiata a ciò che non si vuole spiegare mai più. Quello che Donaera racconta è un fatto del passato, che dal passato si porta appresso la lingua, un dialetto rabbioso e vivo, pulsante, non impacchettato per i turisti. Quella di Andrea è una narrazione tutta nostra, applicabile ovunque ma concretizzata in un Salento che il sangue lo ha masticato per le case e nelle strade: mentre tutto muta o cambia abito faremmo meglio a non dimenticarcene. Graziano Gala
Lunedì 4 novembre lo scrittore Andrea Donaera sarà a Tricase (Lecce) per raccontare #IoSonoLaBestia . Appuntamento alle 18 presso le Scuderie di Palazzo Gallone con Alessio Fasano e Stefano Minisgallo!
Mimì è folle di dolore: il figlio Michele, quindici anni, si è tolto la vita. Si dice che sia colpa di Nicole, la compagna di scuola, che ha rifiutato ridendo il suo regalo, un quaderno di poesie.
Mimì non è un padre come gli altri. È un boss della Sacra, e per quel gesto vuole vendetta: così prende Nicole e la rinchiude in una casa sperduta nella campagna salentina. Il guardiano della casa, Veli, rivede in Nicole la ragazza che ama: Arianna, la figlia maggiore di Mimì. Anche Arianna ama Veli. O forse lo amava, prima che la morte del fratello bruciasse tutto e tutti come un incendio. Tra Veli e Nicole fiorisce un legame fatto di racconti e silenzi, ma anche di sfida e ferocia.
In una narrazione a più voci, animata da una lingua che impasta prosa, poesia e musica, IO SONO LA BESTIA racconta storie d’amore anomale, brutali, interrotte. Ma Andrea Donaera racconta soprattutto un destino di violenza scolpito nella pietra del linguaggio, che esplode travolgendo l’innocenza di personaggi e luoghi.