Economia, Lavoro, Puglia

ADDIO SUPERBONUS: I CALCOLI IN PUGLIA

Per recuperare centomila euro di rimborsi Irpef spalmati in quattro anni occorre un reddito annuo intorno ai 70mila euro. I conti in tasca ai pugliesi e le alternative alla maxi-agevolazione

PUGLIA – Addio superbonus. Se è pur vero che non sono stati cancellati i bonus fiscali edilizi,
l’iniziativa del Governo non consente più di cedere i crediti o applicare lo sconto in fattura
(decreto-legge 11/2023).

«Il provvedimento – spiega l’analista Davide Stasi – può essere sintetizzato in quattro punti:
per i lavori già formalmente iniziati non cambia nulla; per i nuovi lavori resta la detrazione in
dichiarazione dei redditi; le pubbliche amministrazioni non possono acquistare crediti;
introdotta la salvaguardia per i cessionari estranei ad atti dolosi dalla corresponsabilità solo se
in possesso di un preciso elenco di documenti». Stando alle dichiarazioni del ministro
dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, l’urgenzadi emanare tale decreto è stata
dettata dalla necessità di “mettere in sicurezza i conti pubblici”.

“In effetti – fa notare Stasi – la trasferibilità dei crediti è il criterio da tenere in considerazione
e rappresenterebbe il vero problema, in quanto il fatto che i crediti siano trasferibili aumenta di
molto la probabilità che questi crediti siano più rapidamente utilizzati. Ai fini dell’impatto sui
conti pubblici se un credito fiscale vale 100 ed è pagabile, la spesa di 100 è da iscrivere tutta
nell’anno in cui il credito sorge. Se, invece, il credito da bonus è spalmabile in cinque, la spesa
imputabile a deficit è del 20 per cento per ogni anno». Questo almeno, guardando ai conti
pubblici.

«Condivisibile o meno – aggiunge Stasi – resta da studiare ora un meccanismo che salvaguardi
la numerosa fascia di contribuenti con redditi medio-bassi, che verrebbe esclusa se i lavori
venissero rimborsati con la sola detrazione in dichiarazione dei redditi. Per recuperare
centomila euro di rimborsi Irpef spalmati in quattro anni, occorrerebbe un reddito annuo
intorno ai 70mila euro. Si può dire, dunque, che siano ormai fuori dalla maxi-agevolazione al
90 per cento (prima 110 per cento) i condòmini meno facoltosi, ma anche i proprietari di
immobili unifamiliari e indipendenti, in quanto con il decreto Aiuti-quater (decreto-legge
176/2022) è stata introdotta una proroga per l’accesso delle unifamiliari al superbonus purché
siano rispettati alcuni paletti: deve trattarsi dell’abitazione principale, di cui essere proprietari
o titolari di un diritto reale sull’immobile, ma soprattutto avere un reddito non superiore a
15mila euro in base al nuovo quoziente familiare. Proprio il quoziente familiare, sul quale
peraltro sono ancora attesi i chiarimenti delle Entrate, rappresenta l’elemento di novità. Ha
infatti una struttura diversa rispetto all’Isee, perché considera solo i redditi e non i patrimoni».

Si calcola sommando i redditi complessivi dei familiari per poi dividerli per un coefficiente costituito dalla somma di più elementi: il contribuente vale 1, se c’è il coniuge si aggiunge +1 (idem se c’è un convivente o un soggetto unito civilmente), se c’è un familiare a carico si aggiunge +0,5 (che diventa +1 se i familiari sono due e +2 se i familiari a carico sono tre o
più). L’effetto pratico è che la somma dei redditi di una coppia con un figlio a carico può arrivare fino a 37.500 euro, che diviso per 2,5 corrisponde appunto al tetto di 15milaeuro. Chi ha un reddito di 15mila euro e, in qualche caso, figli a carico, difficilmente dispone della
liquidità necessaria per pagare di tasca propria i lavori di riqualificazione che possono oscillare tra gli 80mila e i 100 mila euro.

Se venisse superato questo primo scoglio, ce ne sarebbe un
altro: la capacità fiscale. Occorre tenere conto che, per il doppio salto di classe energetica
2 dell’immobile, ci sarebbero circa 20-25 mila euro da portare in detrazione ogni anno,
considerato che la detrazione va ripartita in cinque quote annuali di pari importo per le spese
sostenute fino al 31 dicembre 2021, mentre in quattro quote annuali per le spese del 2022.
Dallo studio condotto dal data analyst salentino, in Puglia, ci sono 2.567.309 contribuenti
pugliesi che versano l’Irpef (in base alle dichiarazioni presentate nell’anno 2021 all’Agenzia
delle entrate). La fascia di contribuenti più numerosa è quella che percepisce un reddito
compreso tra i 15mila e i 20mila euro: sono 318.776 e rappresentano il 12,42 per cento del
totale. Segue la fascia dai 20mila ai 26mila euro: sono 309.967 e rappresentano il 12,07 per
cento. A seguire quella con redditi da zero a mille euro: ci sono 236.698 contribuenti e
rappresentano il 9,22 per cento. Poi quella da 12mila a 15mila euro: sono 227.830 e
rappresentano l’8,87 per cento; da 7.500 a 10mila euro (222.216 contribuenti, pari all’8,66 per
cento); da 6milaa 7.500 euro (181.752 contribuenti, pari al 7,08 per cento); da 10mila a 12mila
euro (167.507 contribuenti, parial 6,52 per cento). Solo l’1,55 per cento ha redditi superiori a
70mila euro: sono in tutto 39.907 sul totale di 2.567.309 contribuenti pugliesi. Ma sarebbero
tagliati fuori in quanto dovrebbero avere un reddito non superiore a 15mila euro in base al
nuovo quoziente familiare.

«C’è da dire, però, che non mancano le alternative al superbonus – prosegue il data analyst –
Sono tante, infatti, le norme che, negli anni, hanno interessato la fiscalità immobiliare. Le
agevolazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio edilizio sono state introdotte già
a partire dal 1997 (articolo 1, commi 5 e 6, della legge numero 449 del 27 dicembre 1997)
mentre a partire dal 2007 sono state previste detrazioni fiscali per interventi di efficienza
energetica (legge numero 296 del 27 dicembre 2006, articolo 1, commi da 344 a 349). Le
detrazioni ai fini Irpef delle spese sostenute per ristrutturazioni edilizie hanno subìto alcune
modifiche fondamentali: dal 41 per cento fissato nel 1998 sono passate al 36 per cento per tutto
il periodo 1999-2005. Dagennaio 2006 a settembre 2006 sono tornate al 41 per cento, fino ad
una nuova riduzione al 36 per cento da ottobre 2006 a giugno 2012. Analogamente, sono stati
variati negli anni i limiti massimi di spesa. Con l’entrata in vigore del decreto-legge numero 83
del 2012 e con le successive proroghe, le detrazioni per ristrutturazioni edilizie sono state
fissate al 50 per cento per le spese sostenute entro il limite massimo di 96mila euro per unità
immobiliare. Tali misure sono state prorogate di anno in anno, con specifiche rimodulazioni
della misura e deilimiti di tali benefici. Anche la detrazione dall’Irpef o dall’Ires per le spese
sostenute in seguito agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici è stata oggetto di
vari interventi normativi, passando dal 55 per centoal 65 per cento. L’ultima agevolazione, in
ordine cronologico, prevede una detrazione nella misura del 75 percento delle spese sostenute
per interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche fino al
31 dicembre 2025».

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